Il tennis è una disciplina sportiva piuttosto impegnativa, in quanto coinvolge tutte le parti del corpo. Gli infortuni più frequenti a cui il tennista va incontro riguardano per lo più gli arti superiori (soprattutto la spalla, il ginocchio, il gomito, ecc.) e inferiori, ma non di rado si verificano anche incidenti alla zona della colonna vertebrale e dell’anca. Diversamente dai classici sport di squadra (come il calcio, la pallavolo, il rugby, ecc.) gli infortuni che capitano giocando a tennis non derivano dal contatto con altri giocatori, ma dallo stress fisico osteo-mio-articolare e legamentoso dovuto ad un intenso ed eccessivo allenamento o da un impatto particolare con il terreno di gioco. A tal proposito è opportuno precisare che sia l’apparato muscolare che quello osseo sono particolarmente sensibili alla rigidità del terreno di gioco. Ritroviamo in seguito i più comuni infortuni del tennista:
- Il gomito del tennista: questo infortunio, tecnicamente noto come epicondilite laterale, è una condizione dolorosa del gomito determinata da un suo uso eccessivo o da una serie di microtraumi a carico dell’epicondilo laterale. Generalmente il gomito del tennista si verifica soprattutto tra i soggetti che praticano amatorialmente e appartengono alla fascia di età 30-50 o in soggetti anche piu giovani se agonisti e quindi com volumi di allenamento decisamente maggiori
- Distorsione alla caviglia: si tratta di un trauma muscolo-scheletrico provocato da un movimento incauto durante gli allenamenti o nel corso di un match, che causa una sollecitazione eccessiva dell’articolazione. La gravità della distorsione della caviglia può essere distinta in tre livelli:a – il primo grado, ovvero il più lieve, è caratterizzato da uno stiramento dell’apparato capsulo-legamentoso, ma non sono presenti rotture. La terapia in questo caso prevede che il tennista segua il cosiddetto protocollo Rest-Ice-Compression-Elevation, ovvero riposo, terapia del ghiaccio, elevazione e compressione;b – le distorsioni di secondo grado, invece, sono caratterizzate da una rottura parziale del legamento peroneo-astragalico anteriore, oltreché da una sintomatologia dolorosa di media intensità. In questo caso può essere necessario un breve periodo di scarico (con l’arto in posizione declive) e l’eventuale utilizzo di un tutore;c – le distorsioni di terzo grado, ovvero quelle più gravi, sono caratterizzate dalla rottura completa dei legamenti. Dopo aver verificato, tramite un apposito esame diagnostico, l’entità del trauma distorsivo, è possibile che lo specialista ritenga opportuno intervenire chirurgicamente.
- Tendinite al ginocchio: l’articolazione del ginocchio, nella pratica del tennis, è tra quelle sottoposte a una maggiore sollecitazione. La tendinite del ginocchio (tendinite del rotuleo) consiste nella degenerazione e nella infiammazione del tendine che si trova al di sotto della rotula e che collega quest’ultima alla tibia. Anche in questo caso è possibile suddividere in tre livelli la gravità del trauma:a- il primo grado è la condizione patologica più lieve, in quanto non comporta alterazioni anatomiche. Si tratta, pertanto, di una condizione reversibile;b – il secondo grado, invece, è caratterizzato dal rigonfiamento del tendine e da una condizione infiammatoria. Anche in questo caso, tuttavia, ci troviamo di fronte a una situazione reversibile;c – il terzo grado, infine, si riferisce a un’alterazione irreversibile e cronica delle fibre del tendine rotuleo.
- Infortuni alla spalla: a causa di una eccessiva sollecitazione dell’articolazione della spalla (sovraccarico funzionale), soprattutto quando si effettua il servizio (che prevede l’elevazione del braccio al di sopra del piano della testa), il tennista è particolarmente esposto agli strappi dei tendini che connettono il braccio e le spalle.
- Lombalgia: questo trauma, più comunemente noto come mal di schiena, colpisce spesso e volentieri i tennisti. Soprattutto il servizio può determinare questo infortunio, in quanto esso può comportare una eccessiva sollecitazione della colonna lombare. Basti pensare che il 38% degli atleti non ha potuto disputare un torneo a causa del mal di schiena e il 30% soffre di lombalgia cronica.
- Infortuni al polso: il polso è uno dei punti del corpo più a rischio del tennista; esso, infatti, è sottoposto a continue torsioni, quando la palla impatta con la racchetta. D’altra parte, soprattutto a livello professionale, il fenomeno della velocizzazione del servizio e tornei sempre più frequenti e più lunghi, aumentano la possibilità che tra i tennisti si verifichino lesioni al polso.
- Contratture e affaticamenti muscolari meriterebbero un ampio spazio. Tutti gli atleti ne soffrono o ne hanno sofferto e sanno bene i dolori e fastidi che si portano dietro.
Mi limitero’ semplicemente a dire che per ogni atleta effettuare dei massaggi sportivi decontratturanti e defaticanti con cadenza settimanale, non e consigliabile ma, necessario!
L’ integrita muscolare garantisce sicuramente migliori prestazioni atletiche e minor infortuni!!
E’ molto importante che ogni atleta può riduca il rischio di infortuni concentrandosi sul discorso “prevenzione” attrraverso costante stretching e potenziamento muscolare, avendo ben chiaro quali siano gli esercizi che meglio si adattino al proprio fisico. Una corretta prevenzione si ottimizza attraverso una corretta e scrupolosa valutazione del piede e della postura al fine di migliorare le alterazioni relative al sistema tonico posturale permettendo di migliorare di conseguenza la performance sportiva.
Compensare un deficit di appoggio del piede e della postura con una terapia ortesica plantre specialistica su misura permette di gran lunga di ridurre i tempi di ripresa dagli infortuni evitando nuovi fastidiosi episodi traumatici.
Ultimo aspetto citato ma non per importanza è di non trascurare i propri risentimenti muscolari e/o articolari pensando che “poi passeranno”; il rischio concreto di peggiorare la problematica allunga di gran lunga i tempi di recupero!!