Per stenosi (restringimento) del canale midollare si intende una abnorne riduzione del diametro del canale midollare, formato anteriormente dai corpi vertebrali, lateralmente dai peduncoli e posteriormente dalle lamine. La stenosi si definisce centrale quando il restringimento è a carico del diametro sagittale, e laterale quando si verifica una riduzione del calibro del canale radicolare o del forame di coniugazione, da cui fuoriesce il nervo: quando, in questa sede, per effetto del restringimento, si verifica un conflitto con la radice, si creano le condizioni per l’instaurarsi di una radicolopatia. Le stenosi che interessano maggiormente in questo contesto sono soprattutto quelle acquisite, le più frequenti in assoluto, rappresentando le congenite una minima percentuale. La malattia maggiormente responsabile delle stenosi acquisite è l’artrosi deformante nelle sue manifestazioni tardive, caratterizzata da un’abbondante produzione di osteofiti (i becchi ossei che si possono apprezzare anche con una normale radiografia del rachide). Tutte le componenti ossee del canale midollare sono variamente interessate da questo processo di neoproduzione ossea che, come abbiamo visto altrove, a volte può essere il risultato del tentativo da parte dell’organismo, di stabilizzare la colonna divenuta instabile per la formazione di un ernia discale. Più frequentemente questo fenomeno interessa tutta la colonna, dato che l’artrosi deformante è una malattia sistemica (riguarda cioè tutto il corpo): forme localizzate si verificano secondariamente alla spondilolistesi (lo scivolamento di una vertebra su un’altra) e come esiti di interventi chirurgici sulla colonna, come l’artrodesi (la fissazione di due o più corpi vertebrali) e la laminectomia: soprattutto negli anni passati l’intervento di discectomia (cioè di asportazione dell’ernia del disco), veniva effettuato rimuovendo la lamina per avere un accesso migliore. Dato che il corpo umano non è mai semplice, esistono poi forme, che si definiscono miste, in cui forme congenite e acquisite si combinano variamente. Dal punto di vista della sintomatologia, si possono distinguere tre diverse sindromi, in alcuni casi variamente combinate:
– SINDROME SIMILDISCALE, praticamente sovrapponibile a quella dell’ernia discale con tutti i suoi corredi sintomatologici (lombalgia, dolore radicolare etc.)
– CLAUDICATIO INTERMITTENS SPINALIS, caratterizzata da dolori disparati che si manifestano tipicamente con la deambulazione o la stazione eretta e che vede coinvolto anche l’aspetto circolatorio, con una sofferenza di tipo ischemico determinata dalla compressione sui vasi che irrorano le radici: nella stazione eretta questi fenomeni si accentuerebbero per effetto del carico.
– SINDROME PARALITICA della cauda equina (la parte terminale del midollo), che può essere parziale o totale, per fortuna estremamente rara.
La diagnosi clinica è indirizzata da un accurata visita podoposturologicaclinica e strumentrale e in cui una storia di dolore lombare o lombosciatalgico di lunga durata non trova corrispettivo nei segni obiettivi. La diagnosi differenziale si pone, per quanto riguarda la sindrome simildiscale, con l’ernia del disco e le radicolopatie; per quanto riguarda la claudicatio la diagnosi differenziale si pone con le neuropatie diabetiche ed alcooliche, oltre che con le arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, dove comunque vi può essere una componente dolorosa di tipo neuropatico. La conferma dei nostri sospetti diagnostici può venire dalle indagini radiologiche (TAC e RMN) e da un’eventuale elettromiografia.