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Psiche e Postura

Se parliamo del  portamento di una persona, non si capisce bene se intendiamo il portamento corporeo o quello interiore. Ciò nonostante questa ambiguità verbale non porta a malintesi, perché l’atteggiamento  esteriore corrisponde a quello interiore. Nell’esteriorità si rispecchia l’interiorità. Così per esempio parliamo di una persona retta, che significa onesta, ma anche diritta nel portamento. Un animale non può essere “retto”, perché non si è mai messo a camminare su due gambe soltanto. L’uomo,  però, in tempi antichissimi  ha fatto questo passo fondamentale e si è messo diritto, avendo così la possibilità di rivolgere lo sguardo verso l’alto, verso il cielo e l’occasione di diventare Dio. Al tempo stesso si esponeva al pericolo dell’orgoglio di credersi Dio. Le possibilità ed i pericoli della posizione diritta si mostrano chiaramente anche sul piano corporeo. Le parti deboli del corpo, che nell’animale a quattro zampe sono ben protette dal suo portamento, risultano nell’uomo che cammina totalmente prive di protezione. Questa mancanza di protezione e questa conseguente grande vulnerabilità porta con se una grande apertura e recettività. È soprattutto la colonna vertebrale che rende possibile il nostro portamento eretto.

E’ lei che rende l’uomo sicuro e agile, che gli dà forza e flessibilità. Il compito dei dischi intervertebrali è quello di rendere possibile tale movimento ed elasticità. Se sopravviene un blocco dei dischi, il nostro portamento diviene rigido e statico e spesso assumiamo delle posizioni strane. Gli stessi rapporti valgono sul piano psicologico. Se una persona è “bloccata”, gli manca ogni apertura e ogni movimento, diviene rigida e fissa nella propria posizione interiore. Tali personalità possono essere rimesse a posto nel modo migliore allo stesso modo degli arti e della spina dorsale: bisogna distoglierle in maniera decisa dalla loro posizione per dar loro la possibilità di orientarsi nuovamente e di ritrovarsi. Di questa variazione le persone bloccate emotivamente hanno la stessa paura che i pazienti hanno di un intervento di mobilizzazione  della colonna vertebrale. In entrambi i casi sia posturale che psicologico, concertato in maniera sincrona, darà grosse possibilità di successo. Questa premessa è molto utile per affrontare da una nuova angolatura (quella psico-fisica) i problemi derivanti da anomalie della postura che interessano un gran numero di persone adulte manifestandosi sotto varie forme: lombalgie, sciatalgie, dolori alle spalle, ecc. . Spesso tali problemi sono provocati da un mancato intervento precoce nell’età adolescenziale (periodo dell’esplosione del sistema emotivo).

Ma quali sono i motivi di tali disagi?  Molte sono le risposte in merito che si sono formulate nel corso degli anni ed in parte già enunciate nei precedenti articoli; il tutto è una sintesi delle ricerche passate, di quelle presenti e perché no, dell’immediato futuro. Inoltre possiamo dire che: “tutto ciò che accade è la somma di molti fattori e nessuno di essi, preso singolarmente, può dare una risposta valida a qualunque problema”. Passiamo ad un riepilogo di ciò che è stato scritto finora ponendo dei punti fermi:

–          il cervello è la nostra centrale di comando che coordina sia il corpo, formato dai vari organi ed apparati tutti in connessione tra loro, sia la mente, sede dei pensieri e delle emozioni, la quale a sua volta correla le nostre strutture cerebrali.

–          per poter far funzionare il tutto in maniera equilibrata, il cervello ha bisogno di informazioni  che gli vengono inviate dall’esterno dagli organi di senso e da altri recettori disseminati sul nostro corpo che fungono da antenne; se qualche recettore comincia a mandare, per qualsiasi motivo, una informazione sbagliata, l’intero sistema verrà alterato.

I problemi citati all’inizio di tale scritto e che insorgono, periodicamente o continuamente, sono i processi finali di una serie di informazioni errate che sono arrivate un giorno, per caso, al nostro corpo. Oggi, però, ci soffermeremo sull’influenza del sistema limbico e delle attività di controllo emotivo e motivazionale ad esso correlate che si spingono fino ai livelli medio bassi del controllo motorio, riflettendosi quindi, sull’esecuzione del comportamento di risposta. Oggi la relazione tra postura e personalità è supportata da numerose ricerche sperimentali, portate avanti da studiosi provenienti da scuole diverse (Koren e Rosenwinkel, 1992; Dekel, 1996). Ora è ovvio che la postura può essere studiata attraverso diversi modelli interpretativi. Il più “semplice”, però, è il modello meccanico, in cui vengono analizzati i complessi meccanismi antigravitari e i riflessi spinali e vestibolari. Nelle alterazioni posturali, che sono alla base delle algie, gli squilibri più evidenti si hanno proprio a livello biomeccanico, con la rottura delle sinergie equilibratrici e l’alterazione della meccanica articolare, in quanto variano sia i punti di applicazione delle forze muscolari, sia i loro momenti, sia la distribuzione dei carichi sui segmenti scheletrici. La Scuola di Posturologia di Marsiglia, che ha come riferimento il dott. B. Bricot, ha introdotto il concetto di “malattia posturale” in cui si possono trovare gran parte delle malattie che colpiscono le articolazioni, il rachide ed il cranio. Questi meccanismi patologici possono avere origine da una perturbazione dei meccanismi recettoriali specifici della postura: il recettore podalico, il recettore oculare, il sistema stomatognatico  e altri (come già ampiamente scritto negli articoli precedenti).  Infatti una postura  armonica e ben equilibrata dipende dalle sorgenti di informazione sensoriale che trasmettono i dati di riferimento delle relazioni del corpo con lo spazio e la superficie di appoggio e delle interazioni tra le varie parti del corpo. Questi dati permettono di aggiornare continuamente la programmazione centrale e di compensare rapidamente variazioni improvvise del sistema posturale. Senza nulla togliere al modello meccanico, però, rileviamo che la sola lettura in questa chiave, non può dare una visione completa del complesso fenomeno posturale. Accanto allo studio meccanico è necessario affiancare uno studio che, partendo dalle conoscenze neurofisiologiche e psicofisiologiche, arriva al modello psicosomatico. I fattori psico-emotivi possono essere considerati  il comune denominatore che sottende l’atteggiamento posturale del soggetto nel suo insieme. In virtù di quel complesso gioco di tensioni muscolari croniche e di modificazioni psiconeuroendocrine , gli aspetti emotivi si esprimono nella postura del soggetto condizionando nel suo insieme il sistema posturale. L’ultimo approccio è in chiave psicosomatica con un approccio circolare e sistemico. Seguendo questo modello si fa riferimento ad un modello circolare in cui l’aspetto posturale e gestuale,  l’aspetto muscolo-tensivo e l’aspetto psiconeuroendocrino esprimono nel loro insieme la fondamentale integrità e unità psicosomatica di ogni singolo individuo.  E’ ormai un dato largamente condiviso che queste tensioni muscolari possano rappresentare il corrispettivo somatico di un conflitto psico-emotivo. E’ a partire dai lavori di Reich, che queste correlazioni sono state studiate e valutate sia clinicamente sia con ricerche sperimentali; quello che possiamo affermare con sicurezza è che alcune contratture muscolari croniche collegate ad aspetti psico-emotivi  e caratteriali, che in modo subdolo si protraggono nel tempo, rappresentano una potenziale fonte di processi patologici; un esempio ci viene dato dagli atteggiamenti che vengono assunti, durante il periodo adolescenziale da alcune ragazzine quando si vedono cambiate fisicamente e tendono a nascondere i propri cambiamenti dimostrando una difficoltà ad accettare tale variazione alterando così l’intera postura.

Da tutto ciò si evince che:

–          il corpo umano non funziona per unità separate, ma come un tutto armonico;

–          il sintomo rappresenta il risultato finale di una causa che può essere originata lontana dalla regione del sintomo;

–          c’è sempre una interdipendenza tra struttura e funzione: la funzione non riguarda solo le attività vegetative dell’organismo (circolazione, respirazione, digestione, ecc.), ma anche le attività della psiche (pensiero, affettività, creatività, ecc.);

–          tutte le funzioni subiscono l’influenza della struttura a cui sono associate così come le diverse strutture subiscono l’influenza delle funzioni;

–          il corpo possiede il potere di auto guarigione e non compete al terapeuta guarire la malattia. Il suo compito è di portare il sistema o parte di esso verso l’equilibrio in modo che il potere di auto guarigione del corpo possa restituire l’integrità della funzione o della struttura;

–          sia che ci sia uno stato di armonia che di disarmonia c’è sempre una causa a cui far riferimento.

Quindi se sono presenti un complesso di sintomi ciò deve indurre una ricerca delle cause possibili. Inoltre per evitare l’insorgenza di eventuali alterazioni posturali bisogna analizzare le cause che vi sono a monte di esse come l’ambiente in cui si vive, la predisposizione che si ha ad ammalare, le posture che si assumono, la qualità dell’alimentazione, la pratica di attività motorie e soprattutto valutare tutte le informazioni che entrano in gioco nel controllo della posizione ortostatica dell’individuo. Il corpo comunica con un linguaggio che una volta appreso permette all’operatore di conoscere completamente i problemi del paziente, anche perché a differenza del linguaggio parlato, quello del corpo non può mentire.

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