Il piede del bambino inizia a formarsi in fase embrionale e continua a crescere fino ai 22 anni. Un percorso lungo durante il quale avvengono tanti piccoli ma fondamentali cambiamenti. Vediamo quali sono le tappe evolutive del piede durante l’infanzia. Lo sviluppo del piede inizia intorno al 37° giorno di gestazione e tocca il suo picco massimo tra il 4° e il 5° mese di gravidanza quando compaiono la cute, i muscoli, i vasi, i nervi, l’ossidazione del calcagno e dell’astragalo.
Alla nascita il piede del bambino è intraruotato, girato verso l’interno, e ha un atteggiamento in flessione dorsale a causa di un maggior sviluppo dei muscoli anteriori e delle dimensioni e della posizione dell’astragalo.
La maggior parte dello scheletro del piede matura entro il 4° anno di età ma lo sviluppo completo si ha quando compare il centro secondario di ossificazione del calcagno tra gli 8 e i 10 anni. A circa 12-13 anni il piede inizia a crescere in lunghezza fino alla formazione della cartilagine metafisaria che avviene tra i 20 e i 22 anni e segna il termine dell’accrescimento.
Molto spesso ci si trova di fronte anche a bambini che camminano appoggiando i piedi intraruotati o in sulle punte; tuttavia in questi casi è utile il consulto con uno Specialista Podologo e Posturologo come il Prof. Dott. Antonio Pacilio. Alcuni segnali deboli, non direttamente correlabili al piede piatto, possono essere facile stancabilità o affaticamento, crampi, episodica zoppia. Raramente il piccolo lamenta dolore all’interno dell’arco del piede, che può essere indice di sofferenza del tendine tibiale posteriore ma molto spesso lamenta dolore a livello della caviglia.
E’ importante ricordare che il piede piatto-valgo del bambino, nel tempo può causare deformità in valgismo dell’alluce dando vita ad un “alluce valgo giovanile”.
Ma è fondamentale ricordare anche, una alterazione o una patologia a carico del piede come il piede piatto o piede piatto-valgo o sindrome pronatoria può portare ad un ginocchio valgo (ginocchio ad x) e ad alterazioni persino a carico dell’anca (dismetria degli arti inferiori) o della schiena (iperolordosi, scoliosi) e questo per effetto di una serie di alterazioni a catena che portano ad un deficit posturale.
La visita specialistica, dopo quanto detto, non deve essere quindi vissuta con ansia dai genitori. Parlare con il bimbo e i suoi genitori, osservare l’usura delle sue scarpine, vederlo camminare, fare una corretta valutazione biomeccanica, baropodometrica, osteopatica e posturale sono le testimonianze necessarie a diagnosticare una sindrome pronatoria (piede piatto) o altre tipologie di alterazioni e/o di patologie, ma non bisogna dimenticare di valutare accuratamente la postura. Solo se strettamente necessario si eseguirà una radiografia dei piedi in carico, per studiare l’evoluzione della deformità. Le sinostosi (ponti ossei tra articolazioni, che ne riducono dolorosamente il movimento) sono, invece, deformità che richiedono approfondimenti tramite TC del retropiede.