Per postura si intende normalmente la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (funzione antigravitaria), sia in condizioni statiche che dinamiche, cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali, legati anche all’evoluzione della specie. [Scoppa 2011]
Se valutiamo la complessità del nostro organismo, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, non possiamo non tener conto che la postura del nostro corpo influenza notevolmente il nostro stato di salute, ed in particolare, la nostra circolazione sanguigna, che è condizionata enormemente dalla forma, dalla posizione e dal funzionamento della colonna vertebrale e dagli arti inferiori ed in particolar modo dai nostri piedi.
I piedi, mirabili macchine hi-tech, complesse per struttura, funzione e meccanica, dovendo adempiere a numerosi compiti specifici, subiscono l’influsso della forza di gravità più che le altre parti del corpo.
Devono inoltre rapportarsi col suolo per il mantenimento della stazione eretta e dell’equilibrio in qualsiasi circostanza, costituendo uno degli elementi fondamentali che contribuisce al ritorno del sangue al cuore, attreverso la pompa achilleo-plantare.
Questo rende dunque il piede:
1. Organo biomeccanico (atto a sostenere il corpo e permettere la deambulazione)
2. Organo cibernetico (fonte di informazioni indispensabili al SNC per elaborare strategie posturali per la gestione dell’equilibrio, sia in condizioni statiche che dinamiche)
3. Organo “flebodinamico” (durante la marcia si attivano la rete venosa plantare e le diverse pompe muscolari del piede: alluce-peroneale, tibio-astragalica; atte a favorire la progressione del sangue durante il ritorno al cuore).
Volendo approfondire il ruolo flebodinamico del piede, dobbiamo partire da quanto avviene durante il passo.
Durante la marcia, il primo contatto avviene con la parte esterna del tallone, successivamente l’arco plantare ruota schiacciando la volta verso il basso e verso la zona mediale.
Il sangue della pianta del piede viene così distribuito sia al sistema venoso superficiale che a quello profondo, si diffonde nella rete talloniera superficiale, ed entra nelle tibiali posteriori.
Anche l’aponeurosi plantare contribuisce alla spremitura del sangue delle vene plantari contro la volta ossea, facilitando così il percorso del flusso verso i muscoli del polpaccio. Il sangue podalico viene spremuto in direzione centripeta e il movimento di dorsiflessione mette in tensione il tendine di Achille, stimolando la contrazione del tricipite surale che dà velocità alla massa sanguigna (attivando così la pompa muscolare del polpaccio).
Non parliamo dunque di un passivo ruolo di spremitura della rete venosa plantare, ma di pompe muscolari e “leve” articolari ad azione fasica, che attivamente condizionano l’emodinamica.
Ovviamente la postura della tibiotarsica, ed in particolare della sottoastragalica, può modificare totalmente la posizione e, di conseguenza, il calibro dei vasi passanti sotto il malleolo mediale in particolare, e alterare la normale omeostasi distrettuale, modificando le variabili regolate dall’ipotesi di Starling.
Un’ alterazione strutturale e funzionale delle caviglie, infatti, può comportare la formazione di edema che non è limitato alla sola articolazione tibiotarsica, ma a tutto il piede e la gamba, proprio per effetto del deficit muscolare.
Anche altre patologie congenite o croniche a carico di:
> Piede (iperpronazione, ipersupinazione, alluce valgo, dita a martello);
> Ginocchia (varismo, valgismo);
> Anca (coxartrosi, displasia);
> Bacino (dismetrie/eterometrie);
> Schiena (scoliosi, ipercifosi, iperlordosi).
comportano deficit della pompa muscolare, e/o compromissione del normale decorso e “funzionamento’’ dei vasi, nel senso che, le alterazioni posturali e della dinamica deambulativa possono determinare una stasi da mal-posizione o da mal-funzionamento “meccanico”.
Tutto ciò accade anche perché i vasi, che costituiscono il sistema elastico e deformabile, sono a stretto contatto con le ossa, che costituiscono invece un sistema rigido ed angolare. Di conseguenza, nel momento in cui l’impalcatura scheletrica cede o si deforma (per patologie, interventi o traumi), l’integrità e il decorso della rete vasale viene spesso compromessa, insieme alle sue funzioni.
In presenza di alterazioni posturali podaliche si può andare incontro ad una riduzione della forza propulsiva della pompa plantare a causa di:
a) Anomalia dell’appoggio plantare;
b) Alterazioni morfo-funzionali podaliche;
c) Anomalia della coordinazione del passo.
E’ chiaro che il piede ha un ruolo particolare, in quanto rappresenta l’interfaccia del sistema con il suolo.
Qualunque sia l’origine dello squilibrio posturale, il piede è sempre coinvolto, in modo:
> causativo
> adattativo
> entrambi
Per questo motivo è necessaria un’ ANALISI FUNZIONALE e non solo morfologica, perché IL PIEDE E’ UN ORGANO DI MOVIMENTO e va studiato nel suo “ambiente”.