Piede piatto (in latino pes planus) è un paramorfismo in cui risultano alterati i rapporti anatomici del piede, caratterizzata dalla riduzione dell’arco plantare e dal conseguente aumento della superficie d’appoggio della pianta del piede. L’alterata distribuzione del peso che ne consegue predispone allo sviluppo di fenomeni degenerativi e dolorosi.
Spesso a questa condizione si associa un valgismo del retropiede, (guardandolo da dietro il tallone appare inclinato verso l’interno), e una abduzione dell’ avampiede, (la parte anteriore del piede appare lievemente deviata verso l’esterno). E’ caratterizzato dal valgismo del retropiede con associato atteggiamento in piattismo.
Come già detto, questo disturbo può essere congenito (il piede non si sviluppa mai nel modo giusto durante l’infanzia) o acquisito in età adulta.
Le cause di questo non sono sempre chiare, ma è possibile elencarne diverse:
- traumi al tendine d’Achille, ai piedi o alle caviglie
- patologie come l’artrite
- malattie neurologiche (più raramente) quali distrofia muscolare, paralisi cerebrale e spina bifida
- neuropatie come diabete e poliomielite
Inoltre, alcuni fattori che possono aggravare la patologia o accelerarne l’insorgenza sono:
- sovrappeso e obesità
- invecchiamento (usura di tendini e articolazioni)
- gravidanza (per il brusco aumento di peso)
- attività sportiva pesante, specie la corsa, non eseguita nel modo corretto
- postura scorretta
- calzature sbagliate (troppo strette, con tacchi alti o che non ammortizzino adeguatamente)
In linea di massima si distinguono due forme cliniche di piede piatto nel bambino: una, che viene definita piede lasso infantile, dipende dal fatto che lo sviluppo muscolare del piede non coincide con l’età del bambino. L’utilizzo di plantari o insistite sedute di fisioterapia non hanno effetto significativo su quello che è stato definito dal POSNA un paramorfismo, cioè una delle possibili presentazioni che si discostano dalla norma ma vanno considerate normali. Il trattamento è riservato solo a quelle condizioni che sviluppano una rigidità dolorosa del piede. Il cosiddetto piede piatto genetico evolutivo, è una definizione utilizzata in Italia, ma che non trova riscontro nella letteratura internazionale.
La riduzione (o scomparsa) della volta plantare può causare affaticamento precoce e dolore al piede, specialmente sotto la pianta, in regione mediale e nella zona del tallone. Il dorso del piede, inoltre, può apparire gonfio, così come la parte interna della caviglia.
Possibili conseguenze del piede piatto comprendono alluce valgo, dita a martello, fasciti plantari, talalgie, metatarsalgie, tendinopatie (soprattutto a carico del tendine del muscolo tibiale posteriore), artrosi e crollo della volta plantare. Quando il piede piatto è molto marcato, anche l’articolazione del ginocchio si adatta a questa condizione, strutturandosi in valgismo. Da non trascurare le problematiche sovrasegmentarie collegate al piede piatto valgo ovvero:
-ginocchio valgo;
-intrarotazione femoro-tibiale;
-antiversione pelvica;
-iperlordosi lombare.
Tali alterazioni possono portare nel tempo a scoliosi a carico della colonna vertebrale, dismetrie degli arti inferiori, lombalgie, dorsalgie, coxalgie, gonalgie, podalgie, scapulalgie, cervicalgie e lombosciatalgie; vanno, pertanto, inquadrate in maniera minuziosa da un punto di vista podoposturobiomeccanico clinico e strumentale per poi pianificare un iter terapeutico specialistico. Il trattamento del piede piatto prevede l’utilizzo di ortesi plantari correttive specialistiche (nei bambini) e compensative (negli adulti). Utile può risultare anche il rinforzo muscolare mediante l’esecuzione di esercizi adatti. I casi più gravi, invece, possono rendere necessarie alcune procedure chirurgiche per correggere la pronazione del calcagno e far risalire la volta plantare.